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HERMANES DE CALABRIA
I CAVALIERI CHE FECERO L'IMPRESA
Gli episodi storici, di solito, arrivano ai nostri giorni perche'
tramandati per testimonianza diretta resa da personaggi che vissero,
realmente, quegli episodi o raccontati da storici che raccolsero, a
posteriori, le testimonianze dei protagonisti, filtrandole, speso, ad
uso e consumo del narratore. Non di rado, si fece ricorso ad artisti per
immortalare un singolo episodio, una vittoria o un condottiero, basti
pensare alla Colonna Traiana di Roma che racconta, scolpita nella
pietra, storie dell'Impero romano. Lo stesso discorso vale per i tanti
affreschi medievali di chiese o castelli, per non parlare dei pittori
del XIX secolo che, su richiesta delle varie Corone europee,
accompagnavano, sul campo di battaglia, gli eserciti nelle varie
campagne di conquista, riportando sulle loro tele l'episodio che
avevano, realmente, visto e vissuto. Con la scoperta della fotografia si
fece il salto di qualita', immortalando personaggi o singoli episodi
sulla lastra fotografica. Per catturare l'attenzione dei contemporanei
si arrivo' anche ad organizzare, a posteriori, delle ricostruzioni
storiche con tanto di comparse cui veniva chiesto di restare immobili
per qualche secondo, vedi la foto dei garibaldini nella presa di Porta
Pia del 1870, immortalata sui libri di storia come realmente vissuto, ma
rimanendo, di fatto, un clamoroso falso storico. Fu con le due guerre
mondiali del XX secolo che le testimonianze si perfezionarono con
l'utilizzo della macchina da presa e con la formazione di cine operatori
specializzati, in forza ad ogni esercito. Non mancarono, anche in questo
caso, clamorosi falsi storici ad uso e consumo della propaganda bellica,
vedi la foto del miliziano spagnolo colpito a morte, immortalato da un
famoso fotografo americano o il gruppo di marines che innalzano la
bandiera a stella a strisce a Iwo Jima, il cui scatto definitivo
richiese piu' di una prova. Esiste, infine, una testimonianza storica,
forse la piu' sincera, che e' quella tramandata, oralmente, da padre in
figlio, da generazione a generazione, e che e' capace, per la sua
valenza, di vincere il trascorrere del tempo. A quest'ultima
testimonianza appartiene, sicuramente, quella raccolta dal professore
Ulderico Nistico', la cui ricerca storica si e' spinta fino alla lontana
ed assolata Spagna, precisamente in Andalusia, nella provincia di
Cordoba, dove esiste un paese di circa mille anime, dal nome a noi molto
familiare "Santa Eufemia", i cui abitanti si vantano di essere
discendenti da un gruppo di 33 Cavalieri Calabresi provenienti
dall'Abbazia di Santa Eufemia (probabilmente la Santa Eufemia, nel
catanzarese), che nel 1155, raccolsero l'appello del Re Alfonso VII di
Castiglia a tutti i Cristiani d'Europa per liberare, con le armi, la
Spagna dall'occupazione araba. Era un richiamo alle comuni radici
cristiane delle popolazioni che si affacciavano sul mediterraneo,
principi riconosciuti e sostenuti anche dai normanni che all'epoca
governavano la Calabria e che avevano instaurato, da tempo, buoni
rapporti diplomatici con la Corona di Spagna. Tra i tanti che risposero
al grido d'aiuto, i nostri Cavalieri Calabresi che, giunti in Spagna,
tra non poche difficolta', riuscirono, chiedendo l'aiuto della loro Santa
che apparve loro in sonno indicando, prima della battaglia, il punto dove era possibile entrare e conquistare
quel Castello dell'Andalusia in mano ai mori. Una volta compiuta
l'impresa, i nostri Cavalieri decisero di rimanere in terra di Spagna,
integrandosi con la popolazione locale. D'allora, a perenne ricordo, il
paese prese il nome di Santa Eufemia "puerta norte de Andalucia", gli
abitanti furono chiamati "Calabresi", gli stessi che, tutt'oggi, amano
usare questo appellativo anche per i loro prodotti alimentari che
ricordano, nel tempo, usi e costumi della nostra Calabria. Non poteva
mancare il richiamo alla Calabria nel nome dato alla locale squadra di
calcio, chiamata, appunto, la "Calabresa". E' un legame di sangue molto
forte che unisce, nel nome di Calabria, due popolazioni,
geograficamente, tanto lontane, ma, culturalmente, tanto vicine. Sulla
presenza dei Cavalieri Calabresi nell'assedio, sui loro nomi, mancano
fonti certe scritte, fatta eccezione ad un riferimento storico
richiamato da un testo dell'epoca, redatto dagli Uffici di Cancelleria
di Alfonso VII che parla dell'assedio e conquista del castello,
datandolo nell'anno 1155. Di certo la valenza del racconto rimane
immutata nel tempo. L'appello e' per gli studiosi, le Associazioni e le
Istituzioni locali per approfondire meglio l'argomento, e' un'opportunita'
da prendere, seriamente, in considerazione, perche', se ben approfondito,
puo' costituire il volano per promuovere, con questa bella ed inusuale
storia, un'immagine positiva della nostra regione.
N.C. |
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