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CALABRIAINARMI
"PER LA PATRIA!"
E-MAIL: calabriainarmi@hotmail.it |
CONVEGNO DEDICATO A
SANTA CATERINA
PATRONA D'ITALIA E
DELLE CROCEROSSINE |
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L'Associazione culturale Calabria in Armi ha organizzato
un convegno per lunedi' 29 aprile alle ore 10.00 presso la Caserma Pepe-Bettoja - sita in Catanzaro, Via Luigi Pascali 44, per celebrare
Santa Caterina, Patrona d'Italia e delle Crocerossine.
Il Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa
Italiana, fin dalla sua costituzione, si adopera per lenire i disagi e
le sofferenze, promuovere la dignita' e curare le persone in situazione
di vulnerabilita' sia in tempo di pace che in quello di conflitto. Le
sorelle, nel corso del tempo hanno costantemente prestato la loro opera
con grande abnegazione, altissimo spirito di sacrificio e dedizione
assoluta, anche a costo della loro vita. Ricordiamo la Sorella Maria
Cristina Luinetti caduta in Somalia, nel contesto della missione
internazionale UNOSOM, il 9 dicembre del 1993.
Il convegno, preceduto dai saluti del Comandate del
Comando Militare Esercito "Calabria" Col. a. Ugo Gaeta e
dall'introduzione del Presidente dell'Associazione Gen. Div. (ris)
Pasquale Martinello, prevede tre relazioni: la prima a cura di Don
Michele Fontana (parroco di Gagliano), centrata sulla figura di Santa
Caterina; la seconda e' presentata dal Dottor Giulio Grilletta (Socio di
Calabria in Armi) e riguarda il Dottor Ferdinando Palasciano - medico nel
1848 a Messina - ed infine la terza esposta da Sorella Rosanna Sicoli
Ispettrice Regionale del Corpo delle Infermiere Volontarie della CRI che
presenta l'attività del Sodalizio. |
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Comunicato post-Convegno - Lunedi' 29 Aprile 2024 |
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Oggi, in occasione della celebrazione di Santa Catarina
da Siena, Patrona del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce
Rossa Italiana, il Comando Militare Esercito "Calabria" ha ospitato un
convegno culturale volto ad approfondire la vita della Santa, ma anche
la storia del Dottor Ferdinando PALASCIANO e la missione delle
Crocerossine.
L'evento organizzato dall'Associazione culturale Calabria
in Armi, e' stato accolto con generosa e impeccabile ospitalita' dal
personale della Caserma "Pepe-Bettoja", primo fra tutti dal Comandante
Colonnello Ugo Gaeta, che dopo aver rivolto un indirizzo di saluto agli
ospiti, ai relatori ed al Presidente dell'Associazione "Calabria in
Armi" – Gen. Div. della riserva Pasquale MARTINELLO, ha voluto
sottolineare l'importanza dell'iniziativa che consente di arricchire il
bagaglio culturale del personale militare e civile del Comando e, nel
contempo, di "aprirsi" all'esterno, in perfetta aderenza alla missione
dei comandi territoriali dell'Esercito.
Il convegno si e' sviluppato con l'esposizione di tre
relazioni: la prima, di Don Michele Fontana – Parroco di Gagliano (CZ),
che ha approfondito la straordinaria vita di Santa Caterina da Siena. A
seguire, il Dott. Giulio GRILLETTA, Socio di "Calabria in Armi" ha
ricordato la storia del Dottor Ferdinando PALASCIANO che da giovane
medico si adopero' per
prestare cure mediche anche ai nemici rimasti
feriti durante i combattimenti e sulla base di questa sua esperienza puo'
essere considerato un precursore della convenzione di Ginevra del 1864
che dette vita alla Croce Rossa Italiana. Infine, l'Ispettrice Regionale
del Corpo delle Infermiere Volontarie della CRI, Sorella Rosanna SICOLI
ha illustrato la storia e la missione del Corpo delle Crocerossine
sempre al fianco delle Forze Armare Italiane.
Fin da subito e' emerso il filo conduttore del convegno
che possiamo sintetizzare nell'invocazione alla pace. Non solo quella
tra Nazioni o fazioni di una stessa Nazione, ma la pace che si
costruisce ogni giorno anche nella nostra vita quotidiana. Essa deve
concretizzarsi in uno stile di vita e non recepirla soltanto come un
valore astratto.
Dice Don Michele che Santa Caterina, Regina della pace,
gia' ai suoi tempi ammoniva che "Non possiamo rassegnarci alla logica
della guerra, della violenza e della contrapposizione. Questo mai!". La
nostra Patrona rimproverava quanti, tacitando la propria coscienza,
perseguivano fini personali, attuando comportamenti aggressivi e
bellicosi. Santa Caterina aveva il dono delle lacrime che sgorgavano
dalla compassione che Ella nutriva per le sofferenze dell'umanita'. Era
l'apostolo dei malati e una infaticabile messaggera di pace. Predicava
pace e giustizia perche' senza l'una non ci puo' essere l'altra.
Il Dottor Giulio Grilletta ha posto l'accento sul
sentimento di umanita' che deve essere tenuto sempre presente, anche in
guerra. L'incalzare e lo sviluppo degli eventi bellici possono portare a
combattere e sopraffare l'ostacolo che si frappone alla propria azione.
Non deve mai venire meno, pero', la benevola predisposizione d'animo,
evitando di mortificare o brutalizzare l'essere umano e curando i feriti
di tutte le parti in causa. L'esempio che il Dottor Ferdinando
Palasciano ci ha donato, con le sue azioni concrete anche a scapito
della sua liberta', deve accompagnarci sempre, deve diventare la via
maestra dove ritrovarsi con sentimenti di umanita' e solidarieta'.
Interessante anche l'ultima osservazione del Dottor Grilletta che,
introducendo un altro grande della medicina, ha constatato: "A
Palasciano, come riconosciuto in un articolo del <<Journal
de Genève>>, va
sicuramente attribuito il primato di aver invocato fin dal 1861, se non
prima, la neutralita' dei feriti di guerra. A Dunant va invece attribuito
il merito di essere stato il primo a parlare di associazionismo
volontario e di universalismo degli interventi di soccorso".
Infine l'Ispettrice regionale del Corpo delle Infermiere
Volontarie della Croce Rossa Italiana, ha esposto l'attivita' del
sodalizio. Ha ricordato che il Corpo, fin dalla costituzione, si adopera
per lenire i disagi e le sofferenze, promuovere la dignita' e curare le
persone in situazione di vulnerabilita' sia in tempo di pace che in
quello di conflitto. Le sorelle, nel corso del tempo hanno costantemente
prestato la loro opera con grande abnegazione, altissimo spirito di
sacrificio e dedizione assoluta, anche a costo della loro vita.
Particolarmente commovente e' stato il momento in cui ha ricordato
Sorella Maria Cristina Luinetti caduta in Somalia, nel contesto della
missione internazionale UNOSOM, il 9 dicembre del 1993.
In sintesi, un convegno inneggiante alla pace, alla
giustizia sociale ed alla solidarieta' tra gli uomini, le nazioni e i
popoli senza distinzione di razza, di lingua e di religione.
www.calabriainarmi.altervista.org |
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Intervento del dott.
Giulio Grilletta - Socio di "Calabriainarmi" |
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FERDINANDO PALASCIANO, ATTUALITA'
DEL SUO PENSIERO
Il primo
settembre 1848 un corpo di spedizione di 16mila uomini guidato dal
generale Carlo Filangieri attraversava lo stretto diretto a Messina. Era
la risposta di Ferdinando II alla ribellione antiborbonica che
infiammava l'isola. La città siciliana capitolava il 7 settembre dopo
giorni di violento cannoneggiamento. Tra i militari di entrambi gli
schieramenti ed i civili insorti le vittime furono numerosissime e
altrettanto numerosi i feriti, ma il generale diede ordine ai propri
ufficiali medici di non prestare cure ai siciliani sopravvissuti, pena
la fucilazione.
Avrebbe
dovuto comportarsi selettivamente anche il dottor Ferdinando Palasciano,
nativo di Capua e in servizio nell'esercito borbonico fino al 1849,
invece effettuo' medicazioni e intervenne chirurgicamente senza
distinzioni di schieramento. 'A qualsiasi esercito appartengano, i
feriti - dichiarava - sono per me sacri e non possono essere considerati
come nemici'. La sua coraggiosa visione deontologica ed umanitaria, che
anteponeva il dovere di medico a quello di soldato, lo porto' agli
arresti e alla condanna a morte, ma fortunatamente Federico II commuto'
la pena capitale ad un anno di detenzione. Palasciano era un valente
medico e chirurgo, conosciuto e apprezzato a tal punto da essere
chiamato, undici anni dopo l'assedio di Messina, al capezzale del re
moribondo e successivamente anche per un consulto relativo alla ferita
riportata alla caviglia destra da Garibaldi in Aspromonte.
Nel
1861 in un discorso all'Accademia Pontaniana di Napoli dal titolo "La
neutralita' dei feriti in tempo di guerra" il dottor Palasciano
affermava: "Bisognerebbe che le potenze belligeranti, nella
dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio
della neutralita' dei combattenti feriti o gravemente infermi per tutto
il tempo della cura; e che adottassero rispettivamente quello
dell'aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo
della guerra". Questo suo intervento, tre anni prima della I Convenzione
di Ginevra, anticipava quelle regole umanitarie universali che
ispireranno anche la Croce Rossa internazionale. Anche un articolo del
'Journal de Genève' del'epoca riconosceva al valente clinico e chirurgo
campano il primato di aver invocato fin dal 1861, se non prima, la
neutralita' dei feriti di guerra. La figura di Palasciano puo' a ragione
considerarsi complementare a quella di Jean Henry Dunant, l'imprenditore
e filantropo svizzero che nel 1863, insieme ad altri quattro
connazionali, creo' il comitato che in seguito prese il nome di Comitato
Internazionale della Croce Rossa.
E' grazie alla loro "rivoluzione" etica e umanitaria se
concetti come neutralita' dei feriti sui campi di battaglia,
associazionismo volontario e universalita' del soccorso sono una
conquista della civilta' negli altalenanti scenari di guerra e pace. Ho
ritenuto doveroso ricordare nella mia relazione su Palasciano il dottor
Cosimo Francesco Zurzolo, responsabile del Suem 118 di Catanzaro e
coordinatore regionale dell'elisoccorso, deceduto a giugno dello scorso
anno a 62 anni da poco compiuti. Nell'ambito delle iniziative promosse
dalla nostra Associazione lo avevamo avuto come relatore nel convegno
"La sanita' militare nelle operazioni internazionali", svoltosi il 2
marzo 2019 presso il Museo storico militare di Catanzaro. All'epoca era
dirigente responsabile dell'U.O. di Medicina d'urgenza e Pronto soccorso
di Soverato. In quel convegno il mio collega parlo' della sua esperienza
da ufficiale medico presso la base italiana di Bala Baluk, in
Afghanistan. Riporto una sua frase: "Abbiamo prestato cure anche a
talebani feriti perche' per un medico non vi sono distinzioni di razza,
nazionalita' o credo religioso". E' una frase che testimonia l'impegno al
di sopra delle parti, e in qualunque scenario, al quale ogni medico e'
tenuto a uniformarsi.
Dott. Giulio Grilletta
Ferdinandodott.
Palasciano |
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Intervento dell'Ispettrice
Regionale del Corpo delle Infermiere Volontarie della CRI |
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AMA CONFORTA LAVORA SALVA
e' e
resta, dopo 116 anni, il motto delle Crocerossine, cosi' come la
popolazione ci ha sempre affettuosamente chiamate, ossia le Infermiere
Volontarie della Croce Rossa Italiana. Donne, protagoniste della storia
del nostro Paese. Una storia iniziata proprio qui, a Reggio Calabria e
nella vicina Messina, fatta di pochissima retorica e di molta
concretezza che si dispiega in ormai ben 115 anni di attivita'.
Donne di ogni ceto sociale e
provenienza geografica, dalle regine alle casalinghe, non esistono
titoli, perche' siamo tutte 'SORELLE'. Tutte uguali nella nostra uniforme
bianca, con la croce rossa sul petto, il velo blu e un unico ideale per
il quale siamo pronte a donare anche la vita. Perche' si e' Crocerossine
per tutta la vita!
Dal 1908, anno in cui il Corpo fu
formalmente fondato, con il patrocinio della regina Elena di Savoia,
consorte del re Vittorio Emanuele III, le Infermiere Volontarie, animate
dalla stessa passione, si tramandano un modo di essere e di fare che le
ha rese un punto di riferimento in ambito civile e militare. La storia
del Corpo delle Infermiere Volontarie si snoda nell'arco di poco piu' di
un secolo, dal 1908 ai nostri giorni, in parallelo e in contemporanea,
con la Storia dell'Italia, dell'Europa e del mondo intero sconvolto
dalle guerre, ma soprattutto testimone di tutti quegli avvenimenti che
hanno interessato il nostro Paese e la Societa' Civile. Una piccola,
grande storia di donne sempre presenti laddove l'umanita' sofferente lo
ha richiesto e lo richiede. Crocerossine, donne in divisa la cui
attivita' ebbe inizio, come abbiamo visto, in occasione del terremoto
calabro-siculo, quando un nutrito gruppo di donne parti' dal Piemonte
fino in Sicilia, per soccorrere le vittime del disastroso sisma, ed e'
proseguita, passando per la guerra di Libia, con la cura e l'assistenza
dei malati e dei feriti nella Prima Guerra Mondiale, che sara' il vero
banco di prova per le Infermiere Volontarie, le prime donne in uniforme
sul fronte di una guerra. Durante quei terribili anni la Duchessa Elena
d'Aosta, prima Ispettrice Generale, perfeziono' la loro preparazione,
dotandole di un'uniforme e coniando per loro l'appellativo di "Sorelle",
con cui ancora oggi siamo chiamate, "gli angeli col velo blu" cosi' come
moltissimi sopravvissuti al conflitto ci ricordarono. Fu durante il
Convegno Internazionale delle Infermiere della Croce Rossa, svoltosi dal
25 al 28 settembre 1928, che "Elena di Francia ha espresso il desiderio,
diventato ordine per le Infermiere della Croce Rossa, che tra le
Infermiere l'appellativo di "Signorina" fosse sostituito con quello di
"Sorella". Nell'aprile 1929 con una circolare la Delegata Generale Irene
di Targiani Giunti chiese l'applicazione alle Infermiere della Croce
Rossa, di qualunque grado e di qualunque categoria, di tale disposizione
emanata dall'Ispettrice Generale Onoraria delle Infermiere Volontarie.
Erano circa ottomila le donne che alla
fine della Grande Guerra indossavano l'uniforme del Corpo. Le Infermiere
Volontarie diedero poi un enorme contributo anche nel Secondo Conflitto
Mondiale, trovando impiego nei diversi fronti. Le Crocerossine sono
state antesignane della 'donna moderna', donne in prima linea, nel gelo
della Russia o sotto il sole rovente in tende da campo, sulle navi e sui
treni ospedale e negli ospedali militari. Talmente in prima linea da
essere state chiamate, troppe volte, a pagare un prezzo altissimo.
Donne coraggiose, donne forti, uniche
nel loro genere, la Infermiere Volontarie, con un sorriso e una mano
sempre tesa per gli altri, con tanta passione e disciplina, sono oggi
piu' di 10 mila, e quotidianamente offrono il proprio tempo al servizio
dei bisognosi e della societa', in Italia e all'Estero. Fanno parte di
diritto del personale mobilitabile della Protezione Civile e svolgono il
loro servizio in ausilio alle Forze Armate che e' la tipicita' di nascita
e, attraverso una molteplicita' di servizi alla persona e alla comunita',
anche nell'ambito dei compiti istituzionali della Croce Rossa Italiana.
Sono impegnate sulle navi che soccorrono i migranti, nelle operazioni di
peacekeeping, nelle emergenze e nelle calamita' naturali. Addestrate a
portare aiuto e conforto anche nelle situazioni piu' estreme, tra i
profughi, gli alluvionati o i terremotati, si sono attivate in tutti i
disastri che hanno colpito il nostro Paese e dal 1982 partecipano a
tutte le missioni di pace al fianco delle Forze Armate e della Croce
Rossa. Il Corpo ha fatto fronte, nell'ultimo trentennio, alle emergenze
internazionali, inviando le Sorelle negli Ospedali militari delle Forze
multinazionali che hanno operato e operano in varie zone del Mondo.
Dalla prima esperienza in Libano, sono state presenti in Mozambico, in
Turchia, in Bosnia, in Albania, in Kosovo, in Iraq, ad Hebron e Kabul
con le forze ONU, in Giordania, in Pakistan e nel Sud est Asiatico, e
attualmente in servizio sulla nave Vulcano.
Una menzione a parte per la giovane
Sorella Maria Cristina Luinetti che ha trovato la morte in Somalia e di
cui il 9 dicembre scorso si e' celebrato il 30° anniversario della sua
scomparsa. Il messaggio del Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto,
ha ricordato il sacrificio della Sorella: "Aveva scelto con orgoglio e
determinazione di indossare l'uniforme delle Infermiere Volontarie della
CRI, e lo ha fatto fino a quando il destino le ha riservato un
pesantissimo primato: e' stata la prima donna italiana caduta in missione
di pace all'estero".
Chi chiede di entrare nel Corpo delle
Infermiere lo fa spinto da una profonda passione per l'altro. Chi decide
di diventare Crocerossina non ha solo voglia di fare 'volontariato', ma
di fare la differenza scegliendo l'appartenenza al Corpo, il Codice
Etico, la Gerarchia, l'addestramento e la formazione continua, che sono
la nostra DIVISA, il nostro comune sentire che ci rende esempio e
modello di efficienza e concretezza. Perche' 'uniforme' vuol dire
identita', vuol dire 'spirito di corpo e di abnegazione' e una storia
fatta di UMANITA' che la divisa incarna e che e' il primo dei Sette
Principi fondamentali su cui si fonda il Movimento di Croce Rossa e
della Mezzaluna Rossa. Essere Crocerossina e' una "chiamata" che parte
dal cuore, per dire che le Sorelle ci sono sempre, sono presenti, al
fianco di tutti!
Questa e' la nostra
storia, questo e' il nostro impegno, questa e' la nostra forza!
Queste siamo NOI!
Sorella
Rosanna
SICOLI
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